L’aggettivo autunnale a cosa vi fa pensare? Alcuni dei nostri studenti e colleghi hanno risposto così .
Aspettiamo le vostre risposte 🍁🍂🍁🍄🍄

Alcune parole italiane utili per queste settimane a casa!
Il team di Centro Lingua Italiana vi augura una serena Pasqua :).
L’uso di certo in italiano non corrisponde allo spagnolo cierto. Vediamo i seguenti casi:
Quando in spagnolo usiamo l’aggettivo cierto nell’espressione es cierto, in italiano lo traduciamo con le espressioni è vero, è giusto, è così…
Per esempio.
E ora un po’ di esercizi. Completate le frasi con certo/a, vero, giusto, così. In alcuni casi sono possibili più soluzioni.
Se avete qualche domanda, lasciate un commento o scriveteci a info@centrolinguaitaliana.es
Buongiorno!
Oggi parliamo di un verbo molto importante, specialmente quando facciamo dei giochi con i nostri studenti.
Barare significa truffare al gioco. Per esempio se durante una partita al “cinquillo” guardi le carte dei tuoi avversari stai chiaramente barando.
Vediamo alcuni esempi:
La persona che bara è un baro, parola che deriva dal latino baro -onis, ovvero briccone, cialtrone. Attenzione, siccome il sostantivo femminile risulta troppo ambiguo e di cattivo gusto (la bara è la cassa in cui si depongono i morti) quando a barare è una donna si preferisce usare la parola imbrogliona.
Marta è un’imbrogliona… Guarda sempre i cartellini degli altri studenti.
Marta es una tramposa… Mira las tarjetas de los otros estudiantes todo el rato.
Lucas, smettila! sei un baro / un imbroglione
Lucas, basta! Eres un tramposo.
L’espressione spagnola caer en la trampa invece si traduce con il verbo pronominale cascarci, di cui vi parleremo prossimamente.
Sapevate che in italiano esiste l’avverbio tampòco e che, come potete immaginare, deriva dallo spagnolo?
Sin dalle prime lezioni d’italiano si impara il significato dell’avverbio di negazione neanche. Eppure non sempre si sa che in italiano esiste anche l’avverbio tampoco, anche se meno usato e decisamente più antico.
Ma come si usa e cosa vuole dire? È sinonimo di neppure o nemmeno, ma è sempre preceduto dalla negazione né.
Ad esempio:
Non voglio preoccuparmi troppo per le avversità né tampòco avvilirmi.
Non ho intenzione né di perdere troppo tempo né tampòco di stancarmi facendo ore di la fila per comprare un biglietto della lotteria di Natale da Doña Manolita. 🙂
Probabilmente ad un ispanofono piacerà usare una parola così familiare; bisogna però tenere in conto che è un avverbio raro ed antico e non possiamo usarlo esattamente come in spagnolo usiamo tampoco.
Detto questo, non dimentichiamo che ognuno di noi ha la libertà e il potere di far rivivere qualsiasi parola antica che apprezza.
Oggi vi parliamo di una parola che incuriosisce spesso gli studenti di italiano: MAGARI.
Magari a stuzzicare l’attenzione è il suono di questo termine di origine greca, o magari il fatto che, avendo diversi significati, è una parola che si utilizza spesso. L’altro giorno uno studente ci ha confessato che quando ha partecipato alla sua prima conference call con i colleghi italiani pensava che “Magari” fosse un membro importante del team. (Magari è stato questo episodio a spingerlo ad iscriversi al corso).
Vediamo insieme gli usi principali!
Quando usiamo magari come esclamazione (di solito in una risposta) possiamo voler esprimere un desiderio (irrealizzabile, ahimè) o un rimpianto.
Possiamo anche usare magari per esprimere un desiderio:
Magari capissi il bene il portoghese! Magari potessi viaggiare per un anno! Magari potessi comprare una villa con il giardino in centro a Madrid!
2. Magari come avverbio con diverse sfumature. Magari.
Usiamo magari come sinonimo di forse per fare un’ipotesi o esprimere un’incertezza.
Lo possiamo usare anche per rifiutare una proposta che non ci entusiasma. Magari…
Come sinonimo di addirittura per indicare una scelta che, per quanto estrema, preferiamo ad un’altra.
Come sinonimo di semmai, eventualmente.
Come sinonimo di anche se.
E per finire ecco alcune frasi divertenti prese da alcune pagine web italiane!
–
.
Buongiorno!
Oggi vi parliamo di un aspetto che spesso confonde gli studenti di italiano ispanofoni: la parola fine e alcuni termini da essa derivati.
La fine in italiano è femminile quando indica dove o quando termina un punto spaziale o temporale. Per esempio:
Per parlare di una conclusione invece possiamo usare sia la fine sia il finale: la fine del film non mi è piaciuta / il finale del film è triste.
La finale, femminile, è invece l’evento conclusivo di una gara: la finale della Champions, la finale del Festival di Sanremo.
Ma attenzione! Il fine al maschile è sinonimo di scopo o obiettivo come per esempio nella celebre frase attribuita a Macchiavelli: il fine giustifica i mezzi .
Infine si usa invece quando descriviamo una sequenza di eventi.
Ho finito di lavorare, ho preso un caffè con Marzia, sono andata in palestra e infine ho raggiunto gli altri per l’aperitivo.
O per indicare un provvedimento da adottare, una promessa, o un obiettivo da raggiungere, l’ultimo di una lunga lista. (In questo caso corrisponde allo spagnolo y por último).
Alla fine, invece si usa come l’espressione spagnola: al final
O per indicare un accadimento ( spesso con una sfumatura negativa) che avviene dopo una lunga attesa.
L’avverbio finalmente è invece un falso amico perché nella lingua italiana contiene una sfumatura positiva di gioia e speranza. (Nella maggior parte dei casi corrisponde allo spagnolo por fin e a volte a al fin).
Speriamo che questo post vi abbia finalmente chiarito un po’ le idee :)!
Ecco alcune esempi che abbiamo preso da Reverso Context con i quali potrete esercitarvi. Aspettiamo le vostre risposte 🙂
È l’espressione che usiamo per riferirci a ciò che si accetta temporaneante prendendo in considerazione però che ci possono essere dei cambiamenti. È molto utile specialmente quando dobbiamo metterci d’accordo con qualcuno o fare delle previsioni per il futuro.
Può essere sostituita anche dalle espressioni in linea di principio che è molto simile all’espressione spagnola en principio, teoricamente o in teoria.
Buongiorno! Oggi vi parliamo della parola pensata!
Pensata” deriva dal verbo pensare, ma assume una sfumatura di significato particolare riferendosi a qualcosa di orginale, in senso positivo o negativo.
Può essere una buona idea:
Ma all’interno dello stesso contesto, può assumere un significato chiaramente ironico.
Immaginiamo che quei bambini lasciati da soli a colorare durante la festa decidano di fare un graffiti imbrattando tutta la stanza. In questo caso diremmo con tono ironico a chi ha comprato i pennarelli:
Usiamo quindi ma che bella pensata quando qualcuno compie un’azione inopportuna o poco saggia:
Possiamo usare pensata per fare un commento su una novità (non necessariamente negativa):
La pensata è quindi sinonimo di idea o trovata e può essere bella, originale, interessante e intelligente.
Si usa invece l’espressione fuori di ogni pensata per indicare un avvenimento diverso dalle aspettative o dai pronostici.
È stato eletto presidente fuori di ogni pensata.
Esiste un’espressione simile nella vostra lingua? 🙂
"Non c'è amore più sincero dell'amore per il cibo."
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